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Fitoussi: «Il voto europeo penalizzerà
l'assenza di Bruxelles sulla crisi»

Dall'inviato Piero Fornara

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31 maggio 2009

TRENTO – «La crisi finanziaria mondiale, ma anche quella energetica e alimentare, ci suggeriscono che serve un nuovo paradigma di sviluppo, fondato su un'idea di economia aperta, consapevole del giusto equilibrio tra ecologia, democrazia e giustizia. In altri termini: l'unica decrescita davvero importante è la decrescita delle disuguaglianze.
Quando in una collettività c'è troppa differenza di reddito, la democrazia non è un sistema sostenibile». A parlare è Jean-Paul Fitoussi, docente all'Institut d'études politiques di Parigi e presidente dell'Ofce, l'Osservatorio francese delle congiunture economiche, che al Festival dell'Economia di Trento ha presentato l'edizione italiana del libro "La nuova ecologia politica - Economia e sviluppo umano", scritto a quattro mani con Eloi Laurent.

Nel volume, edito da Feltrinelli, i due studiosi riportano come paradosso che se il Pil mondiale venisse diviso in parti uguali il reddito pro capite dell'umanità sarebbe pari a circa 400 euro. Risultato: saremmo tutti ugualmente poveri. Dunque non è questa la strada da seguire. «Dobbiamo invece credere nel progresso, fare investimenti e per far ripartire il motore della crescita». Rispondendo una domanda del "Sole 24 Ore.com" sulla reazione dei Paesi europei di fronte alla crisi – a una settimana dal voto popolare – Fitoussi ha espresso un giudizio decisamente negativo su come hanno agito la Commissione Barroso e i governi dei maggiori Paesi Ue: «L'Unione europea sta registrando una riduzione della crescita del tre o quattro per cento, un dato che non si vedeva dagli anni 30. Sono state salvate le banche, ma il numero dei disoccupati è aumentato di tre milioni di unità». Di conseguenza – ha detto nella nostra video intervista – «mi aspetto che gli elettori, che non sono stupidi, penalizzeranno i loro governanti con un alto tasso di astensione dal voto».

31 maggio 2009
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